Pubblicazione n. 2  con PisaHalfMarathon – CeladrinRun

Essere qui, adesso

Essere presenti a se stessi è la condizione necessaria per assaporare ciò che facciamo in ‘presa diretta’. Contrariamente, viviamo col pilota automatico inserito proprio come quando in macchina ci ritroviamo in un posto senza ricordarci esattamente il tragitto percorso.
Spesso è molto difficile mantenere l’attenzione su quel che stiamo facendo. Tendiamo a distrarci, a perderci in rimuginazioni sul passato o in elucubrazioni sul futuro. Volenti o nolenti, questo è un processo mentale normale. Ognuno di noi tende ad andare e venire dal mondo del pensiero a quello della realtà dei fatti. Ma per raggiungere i nostri obiettivi occorrerebbe agire con efficacia: prestare attenzione a quel che pensiamo e a ciò che facciamo.

A volte però, attivare il pilota automatico durante una gara, significa avere la sicurezza mentale di aver fatto il necessario e avere acquisito un certo automatismo. E’ uno stato mentale dinamico, in cui non si è distratti ma ben disposti a fare ciò che deve essere fatto. Gli atleti che tifiamo nelle grandi manifestazioni, arrivano con il ritmo nelle gambe, con il gesto tecnico ben impresso nella mente. Sono gli allenamenti e la ripetizione a dare fiducia e senso di autonomia e competenza in situazioni di stress elevato.
Essere presenti a se stessi, significa saper interpretare la gara ed essere in grado di orientare le proprie risorse in funzione delle condizioni che si vanno via via definendo. Significa, quindi, riuscire a mantenere la giusta distanza da ciò che gravità intorno all’evento – pressioni, aspettative, avversari, timori, ansie… – per non farsi travolgere dalle avversità, qualora si verificassero.

Questo tipo di presenza (o consapevolezza o mindfulness) è una qualità mentale che gli atleti devono allenare, esattamente come i muscoli o il fiato.
Praticare la mindfulness per un atleta significa acquisire competenze per:

  • gestire la respirazione: quindi anche la circolazione di ossigeno e anidride carbonica;
  • gestire i pensieri inutili: ‘non ce la farò’, ‘ora mi fermo’, ‘sono un perdente’ … che tolgono energie al perseguimento dell’obiettivo;
  • sviluppare sensibilità alla propria condizione
    • fisica migliorando l’andatura, la postura, la spinta dei piedi, il rilassamento delle spalle. Essere presenti (o avere la testa) per compiere correttamente ciò che c’è da fare;
    • emotiva e mentale migliorando la tolleranza alla fatica.

Il contatto col presente ci permette di sapere cosa fare di fronte alle difficoltà e come agire nel modo migliore. Gli esercizi per allenare questa capacità sono così tanto elementari da risultare complicati. Non siamo abituati a prestare attenzione! A renderci inesperti è il turbinio quotidiano di stimoli e sollecitazioni reali e virtuali in cui siamo immersi. E questa condizione ci sembra così naturale oramai da non farci rendere conto dei costi e degli effetti collaterali che provoca nel breve e nel lungo termine.

Per acquisire una buona padronanza mindfulness in gara, basterebbe investire pochi minuti al giorno. Durante una seduta di allenamento, per esempio, partendo dal modulare la respirazione durante il riscaldamento – cadenzando l’aria che entra e che esce dalle narici – potremmo provare a prestare attenzione alle variazioni del battito cardiaco.
Mano a mano che diventiamo più abili potremmo iniziare ad annotarci quali effetti produce questo esercizio sul mondo dei pensieri ‘inutili’: osservare se restano nella nostra mente compromettendo l’allenamento o se ad un certo punto spariscono…
E ancora, sempre non perdendo di vista il percorso dell’aria che entra e che esce dalle narici passa per il torace e smuove il diaframma, potremmo provare a rilassare la catena muscolare o a spingere più o meno con i piedi a terra o a coordinare le braccia in un modo meno dispendioso.

E, senza criticarci né giudicarci, analizzare che cosa accade alla nostra prestazione.

Buona attenzione!