“Fino all’età di diciannove anni sono stato una persona estremamente ansiosa. […] Credevo fosse una tendenza innata. Anche mia madre era così: pure essendo generalmente allegra, si faceva prendere dall’ansia […] per esempio dal denaro. […] Nonostante non si sia mai trovata in stato di bisogno, si preoccupava incessantemente, finché morì a novantatré anni con ancora tutti i suoi risparmi. […] Mio fratello, al contrario di me era di una noncuranza quasi patologica. […] Avevo paura di qualunque tipo di imprevisto. Fin da bambino ero timido, esitante, conformista ed era rarissimo che mi assumessi dei rischi. In particolare, avevo una paura folle di parlare in pubblico nonostante fossi piuttosto brillante e talentuoso. […] Ero molto bravo nell’ortografia ma evitavo di partecipare alle gare per paura di sbagliare e di sentirmi ridicolizzato. Quando l’insegnante mi obbligava a partecipare, vincevo ma, nel frattempo, mi sentivo estremamente ansioso e non mi godevo affatto la gara. […] Come se non bastasse, avevo un’estrema ansia sociale: quando conoscevo persone nuove, quando parlavo con figure autoritarie e, soprattutto, quando incontravo nuove ragazze. Per quanto io le adorassi, non rivolgevo mai loro la parola e nemmeno mai provai ad avvicinarle. Pensavo: se mi presento, noteranno i miei difetti, sicuramente mi respingeranno facendomi sentire misero, non amabile. Trovai sempre un milione di scuse per evitare ogni incontro col genere femminile, anche con coloro che si mostravano interessate maledicendo poi la mia stupidità per non aver corso il rischio. […]
Come ho superato l’ansia? Presi la decisione di superare l’ansia.”
- Prendendo spunto dagli scritti di vari filosofi antichi riguardanti la gestione dell’ansia – Confucio e Buddha – o di altri filosofi greci e romani – Epicuro, Epitteto, Marco Aurelio – e più moderni – Thoreau, Emerson, Russel – e psicologi dell’epoca come Freud, Jung, Adler.
- Ispirandosi ai primi esperimenti del comportamentista John B. Watson: mediante la procedura di esposizione graduale all’oggetto temuto, molti bambini riuscivano in poco tempo a sconfiggere le ansie e le paure esagerate.
- Praticando l’esposizione alla situazione temuta mettendo quindi in discussione i propri pensieri/ostacolo.
Anziché evitare l’oggetto temuto, Albert fece il contrario combinando il dialogo interiore – che aveva imparato a modificare dai suoi studi sull’argomento – con l’esposizione in vivo – fiducioso dei risultati positivi ottenuti da altri in passato.
All’inizio, ovviamente, continuò ad avere una paura tremenda (sia di parlare in pubblico che di approcciarsi ad una ragazza) ma ben presto si rese conto che gli scenari catastrofici immaginati non si sarebbero verificati o almeno, non in modo così tremendo come li aveva rappresentati. Avrebbe sbagliato, avrebbe fatto una brutta figura, sì, e sarebbe stato un peccato ma non sarebbe stata la fine del mondo. Avrebbe potuto imparare dall’errore commesso per migliorarsi nell’esposizione successiva.
- da Che ansia! Di Albert Ellis. Come controllare l’ansia prima che lei controlli te – Erickson Editore
Su se stesso, Albert Ellis mosse i primi passi verso quella che sarebbe diventata la REBT (Rational Emotive Behavior Therapy) e la psicoterapia cognitivo – comportamentale che combina la conoscenza del funzionamento di se stessi e la ristrutturazione del proprio dialogo interiore (“cosa dico a me stesso quando parlo con me stesso?”, aspetto cognitivo), all’accettazione dei rischi dell’esposizione (aspetto comportamentale) per poter vivere una vita più soddisfacente, non limitata da paure irrazionali.
“Felicità è scegliersi certi fini, fare certi propositi e lottare per ottenerli e realizzarli, senza lamentarsi o deprimersi se poi non possono essere raggiunti.”
Albert Ellis