Pubblicazione n. 4 con PisaHalfMarathon – CeladrinRun
Confrontandovi coi compagni di allenamento, avrete notato come possano aprirsi vari scenari durante una manifestazione. Nel pregara, ad esempio, avrete incontrato il solito Gianni che, per la seconda volta da stamani, è in cerca di un bagno dove evacuare; oppure Luisa che parla, parla, parla e non c’è modo di farla smettere; o Marcello che cerca la concentrazione defilandosi dal gruppo; per non parlare di Milena che si lamenta dei dolori insorti nella notte appena trascorsa insonne; e Ugo, poi, che saltella da un piede all’altro per sciogliere la muscolatura.
Cosa regola le emozioni e le reazioni comportamentali?
La risposta potrebbe trovarsi nella valutazione, nel modo di rappresentarci e di spiegarci quanto accade dentro e intorno a noi, nel significato che attribuiamo ai fatti. Tale valutazione ha origine nella nostra storia di vita e in essa si evolve, si consolida o cambia. Può essere definibile come il prodotto di un complesso processo mentale. Il risultato? Interpretazione soggettiva dei fatti! Per questo motivo, una gara potrà generare ansia o sconforto per qualcuno, carica adrenalinica e divertimento per altri. Esiste un legame tra un evento (A) e le nostre emozioni (C), ed è esclusivo proprio perché fondato sull’esperienza individuale (B).
Evento (A) >> Pensieri/Credenze/Valutazioni (B) >> Emozioni/Reazioni Fisiologiche/Comportamento (C)
Che valore ha per me quella gara? Perché è così importante? Quale rivincita vi è celata dentro?
A fare la differenza è il mondo sommerso che custodiamo nell’involucro di scheletro e muscoli. Per cui, tanto sarà il nostro bisogno di ottenere un buono risultato, tanto sarà necessario essere capaci di orientare la spinta motivazionale ed il buon pensiero verso l’obiettivo, andando oltre il timore di sbagliare ed i pensieri negativi o catastrofici che portano solo a giocare in difesa (v. Motivazione al #Successo).
Come rendere più efficaci le nostri azioni senza sentirci in balia dell’emotività?
Per essere meno impulsivi, occorre avere una buona padronanza del nostro mondo interiore; avere chiara la posta in gioco in certe occasioni, le credenze e le paure che ci rendono vulnerabili.
Quando diciamo “Voglio smettere di provare ansia prima della gara” è come se dicessimo “voglio che domani non piova”. Le emozioni non smettono di esistere solo perché ritenute fastidiose o controproducenti in certi momenti, così come la pioggia non cesserà di cadere. Quel che possiamo fare sarà:
- “restare lucidi” senza farsi trascinare via dall’ondata emotiva;
- “fare un passo indietro” per mantenere una prospettiva distaccata sull’evento e capire ciò che ci sta accadendo, il motivo per cui stiamo vivendo una determinata esperienza emozionale;
- “problem solving” per creare più soluzioni possibili ed attuare quella ritenuta più appropriata all’occasione.
Le emozioni possono essere modulate nella frequenza, nell’intensità e nella durata ma, come per la prestazione tecnica, anche in questo caso servirà impegno e tanta esercitazione prima di diventare efficienti regolatori del versante emozionale.
Manca oramai qualche settimana alla partenza del nostro viaggio insieme lungo le strade pisane. Staremo ultimando la preparazione, modificando distanze e velocità, calcolando ritmi e passaggi al chilometro ma…quanto siamo prestando attenzione ai nostri pensieri? Sono pensieri ansiogeni? Coercitivi? Propositivi? E come reagisce il nostro corpo al cospetto di questi? Vi siete riconosciuti nelle reazioni di Gianni, Luisa, Marcello, Milena o Ugo dell’esempio iniziale?