Bisognerebbe vivere almeno due volte per non commettere errori di cui potremmo pentirci una vita, come scegliere la persona giusta di cui non pentirsi ‘finché morte non ci separi’, scegliere il modo migliore per comunicare le nostre idee, bisogni e perplessità senza risultare né troppo autoritari né troppo permissivi, scegliere il percorso universitario più adeguato alle nostre corde o decidere di lavorare subito dopo il diploma delle superiori, scegliere la cosa più giusta da fare in un momento di difficoltà …
Eppure, nonostante la vita non sia fatta nè di se né di ma, viviamo regolarmente impegnati nell’ipotizzare ‹‹come sarebbe andata se…›› avessimo avuto più coraggio quel giorno o avessimo scelto di non andare in quel luogo o avessimo preso quel treno o avessimo salutato quel tizio …

Alla base delle decisioni, si nascondono calcoli mentali più o meno rapidi che il nostro cervello compie senza che noi ce ne rendiamo effettivamente conto e finalizzati a definire costi e benefici, possibilità di successo o insuccesso nell’avviarsi lungo una o un’altra direzione in vista dell’obiettivo finale.
Quando iniziamo ad associare l’emotività a questo screening decisionale – che comprende l’analisi di esperienze di cui abbiamo conoscenza diretta o indiretta e di dati presenti in memoria conseguenti a situazioni personalmente vissute – ecco che tutto si complica.
L’innalzarsi del livello di stress nell’organismo (quindi dello stato di ansia) per il timore di fare la scelta sbagliata, compromette la concentrazione, l’utilizzo del pensiero logico e razionale, la valutazione delle componenti di rischio e di perdita legate alle scelte, la stima delle conseguenze, insomma, perdiamo di lucidità.
Una moderata presenza di stress supporta la rapidità decisionale in una situazione nuova; al contrario, livelli eccessivi sono da ostacolo rendendo ogni esperienza, una complicata avventura.
I soggetti ansiosi tendono a ricordare e ad imparare con più difficoltà dai nuovi contesti. Più concentrati sulla sintomatologia ansiogena da evitare o da tenere sotto controllo, perdono di vista sia il piacere del fare quello hanno scelto di fare sia i processi che lo hanno condotto o allontanato dall’obiettivo iniziale.

Non potendo vivere due volte la nostra stessa vita, occorrerebbe cercare di viverla nel migliore dei modi in ‘presa diretta’. Un buon modo di porsi di fronte ad un bivio (qualunque esso sia), potrebbe essere quello di fare uno o due passi indietro, sgombrare la mente dalla confusione dettata dagli stati fisiologici che potrebbero prendere il sopravvento – specie se si inizia a pensare alla possibilità di commettere errori e, da lì, generare pensieri catastrofici sulle conseguenze future – e ragionare, dal generale al particolare, sui dati concreti. Con calma e rilassatezza. Come nelle sabbie mobili, la decisione salvifica potrebbe rivelarsi essere quella presa con minor impeto: per non sprofondare, c’è da fermarsi a riflettere sulle migliori azioni da compiere, probabilmente non del tutto corrette ma, di certo, funzionali.