“La questione non è se avrete dei problemi ma come li affronterete quando vi si presenteranno” dice Antony Robbins.
Così, anche a Barcellona, di problemi ce ne sono stati… parecchi:
- volo di andata magicamente annullato senza avvisare e caccia al biglietto con altra compagnia;
- furto della carta d’identità e del cellulare (nuovo!) al Parc de la Ciutadella, famoso per la sua bellezza e la destrezza dei ladri;
- rimpallo tra vari commissariati per denunciare di furto;
- Mitja Marató de Barcelona non senza intoppi e con Alessia che è partita sulla bicicletta ed è arrivata a corsa con la bicicletta in mano;
- corsa contro il tempo per richiedere al consolato italiano il documento provvisorio per rimpatriare con Ryanair.
Insomma: chi torna da un viaggio non è mai la stessa persona che è partita (proverbio cinese).
La mezza è stata un’esperienza indimenticabile. Un fiume di gente dalle 7.30 ha iniziato a popolare le vie lungo la Estació del Nord e l’Arc de Trionf dove sono state disposte due postazioni-guardaroba in vista dei 23.000 ISCRITTI.
Proprio per il gran numero di partecipanti, sono state previste 5 partenze. Io mi sono ritrovata nella seconda, avendo un personale di poco sotto 1h40. Tra entusiasmo, musica e concorrenti, son partita forte da subito. Troppo forte ma mi sentivo benissimo. Le gambe giravano come mai fino ad ora e, passo dopo passo, mi son trovata in poco più di 23 minuti al 5 km sulla Gran Via. Il rifornimento è stato perfetto. Tanti atleti ma anche tanti volontari con le bottigliette in mano. I lunghi rettilinei tra poche curve a gomito mi hanno condotto in altri 23 minuti e poco più al 10 km. Qui, oltre al rifornimento, tantissimi bambini con le mani protese a chiedere il 5 dai corridori.
Mi sono emozionata lungo Carrer Perù, un altro passaggio sulla Gran Via e sulla Rambla fino all’ingresso sulla Diagonal. Qui il mio entusiasmo è collassato alla visuale di quel che mi sarebbe aspettato nei 3km successivi. Una lieve discesa fino al 15km ed una lunga seppur moderata salita fino all’uscita dalla Diagonal. Al 15km il parziale era di 1h10’20”. Avevo centrato il mio obiettivo volante… purtroppo però l’entusiasmo iniziale e l’inesperienza mi hanno spezzato le gambe insieme allo schiaffo di vento contrario che mi ha accolta sul lungo mare. Ho stretto i denti fino al 18km e poi mi è letteralmente finita la benzina.
La sensazione è stata come se mi si fosse rotto il pedale dell’acceleratore. Così, abbastanza lucida ma distrutta, non ho potuto fare altro che perdere meno possibile negli ultimi 3km. Ho chiuso con crampi al polpaccio destro in circa 1h41′.
Correndo insieme a tutti ma correndo sola ho assaporato la vita, che è un po’ come le corse su strada. Correvo sola ma accanto a un fiume di persone e, da lontano, in compagnia di Alessia in bici… finché non ha avuto incidenti di percorso (saltata la catena, foratura…) e Anna, Laura e Tola (la canina di Laura) lungo la via. Ci siamo ritrovare tutte un’ora dopo il mio arrivo esattamente dove tutto era iniziato. La Estació del Nord. Distrutta nel corpo ma più ricca di testa.
La mezza maratona non sono solo 21km. La mezza maratona è un lungo viaggio, per me iniziato un anno fa per rimettermi in piedi e tre mesi fa per preparare la gara intorno all’ora e quaranta. Partendo senza pacer a dettare il ritmo, mi son trovata a correre da sola, a sensazione. E sono state buone sensazioni.
È stata un’esperienza educativa tutto. Anche il furto… perché mi ha allenato a restare concentrata. A non disperarmi, imprecare e buttar via tutto ma organizzare un piano per fare ciò che deve essere fatto al meglio. Avessi mantenuto un ritmo più regolare e più lento, avrei potuto correre più forte nel complesso ma la storia è questa. Il resto alla prossima occasione. Non vedo l’ora di riposare… e di ricominciare verso un’altra esperienza.
“Il successo non nasce dalla fortuna cieca ma dal duro è coerente lavoro finalizzato a costruire ogni minimo dettaglio. È, se vogliamo, qualcosa di terra terra. Vincere (o perdere), tornare a lavorare e vincere (o perdere) ancora” (non ricordo l’autore!).
Grazie alla famiglia Lluveras Tenorio.