Pubblicazione n. 1 con PisaHalfMarathon – CeladrinRun

Prima di intraprendere un viaggio, qualsiasi sia la meta, c’è da chiedersi:

perché proprio quel viaggio?

Prendere una decisione senza prima aver riflettuto sul motivo per cui la si sta prendendo, è un po’ come decidere di fare una maratona con la convinzione che correre sia la cosa più naturale al mondo. Così, presi dall’entusiasmo iniziale, ci immergiamo in preparazioni sfiancanti correndo il rischio non solo di infortunarci ma, soprattutto, di trascurare il senso di ciò che si sta facendo.
Diamo sempre poca importanza all’aspetto mentale, eppure, ciò che facciamo nasce proprio nella nostra testa, e avviene in maniera così automatica da darlo spesso per scontato. Quando la fatica ci presenta il conto e veniamo sopraffatti da una serie di pensieri negativi, la nostra attenzione si sposta sul versante somatico; avvertiamo allora che le gambe non girano più come prima, che il fiato si accorcia, che le spalle si induriscono… E mentre perdiamo il contatto con la realtà inabissandoci in un mare di acido lattico e di scoraggiamento, i nostri avversari sembrano sfrecciare di fronte a noi apparentemente freschi e pimpanti.

Per raggiungere certi obiettivi, solo il desiderarlo non è sufficiente. Possedere una motivazione valida diventa il carburante fondamentale per le azioni, la bussola dei nostri pensieri, ciò che fa la differenza nei momenti di crisi quando la perseveranza e il sacrificio devono resistere alla fatica.
Maggiore sarà la spinta interiore – quindi la consapevolezza di fare la cosa giusta – maggiori saranno le probabilità di reagire, lottare e spingersi lontano nonostante ostacoli, stanchezza, sconforto, meteorologia sfavorevole e avversari agguerriti che la competizione, così come la vita, ci metterà di fronte.
Avere il motivo ben chiaro per cui scegliamo di preparare la nostra gara (perché la decisione e la conseguente preparazione hanno inizio molto prima della linea di partenza), potrà servire quando, affaticati e doloranti, ci domanderemo: “Ma chi me lo ha fatto fare? Neanche me lo avesse prescritto il dottore!
L’ancoraggio più efficace non è quello che viene da fuori ma quello che nasce dentro: il valore personale, la motivazione interna.

Possedere una motivazione autentica e interiore è quanto di meglio si possa auspicare nella vita: fare qualsiasi cosa stiamo facendo per scelta e agire consapevolmente. Al contrario, essere motivati ad evitare il fallimento, la sconfitta o le brutte figure è come giocare in difesa. Certe volte, però, per vincere occorre rischiare un poco, mettersi in gioco con una buona strategia, naturalmente.
Il rischio di esporsi è reale ma giocare in difesa non è vivere a pieno. Allo stesso modo, essere consapevoli del motivo per cui stiamo correndo significa conoscere ciò che c’è da fare e farlo soprattutto quando la fatica potrebbe rendere meno lucida la capacità di ragionamento e scelta, quando vorremmo gettare la spugna e battere in ritirata. Essere consapevoli significa conoscere che il momento di crisi è naturale che arriverà; significa affrontarlo con coraggio, forti dei nostri valori.
Spesso non raggiungiamo i risultati auspicati perché non stiamo andando effettivamente nella direzione giusta, perché non stiamo disponendo della strategia migliore per le nostre possibilità né stiamo orientando bene le energie, sopraffatti da timori e pensieri depotenzianti.

Correre evitando di ‘soffrire’ o agganciare il pensiero di non potercela fare non porterà a giocarsi il tutto per tutto. Un po’ di sofferenza fisica e mentale sono il costo da pagare nel breve termine per guadagnarsi l’obiettivo finale e non avere rimpianti. Ogni gara si conclude all’arrivo per cui fino al traguardo tutto è davvero possibile.

QUINDI: uno tra gli aspetti focali di cui disporre alla partenza di un viaggio è la motivazione interna ed orientata all’obiettivo per dirigere ogni fibra del nostro corpo ed ogni pensiero positivo e produttivo verso un fine chiaro e ben definito ai nostri occhi.

E tu perché corri?