San Giuliano Terme, sabato 20 giugno 2015 – ‘Donna e Salute’: un ponte tra buone pratiche.
La giornata ha previsto un dibattito sull’argomento ‘Sport, genere e diabete’. La nuotatrice Monica Priore e la velista Patrizia Bianchi – impegnata nel progetto ‘Sayling week’ – sono state testimoni della loro esperienza di vita come sportive diabetiche.
In relazione alla psicologia applicata allo sport, è stata affrontata la tematica della perdita della salute e del turbinio emotivo che ne deriva tra rifiuto e accettazione della malattia; occorre assumere una posizione impegnata verso la nuova condizione, diretta alla riorganizzazione della vita che sia sì in funzione della patologia (riconoscimento dei costi) ma orientata alla ricerca ‘del vento favorevole’ (ricerca dei benefici) come definito da Patrizia Bianchi.
Dunque, per non restare invischiati nei pensieri rimuginativi, si è parlato di pensiero positivo; ciò non significa negare l’evidenza ma affrontarla con la giusta energia, determinazione e strategia.
La psicologia applicata alla pratica sportiva permette al paziente di sperimentare che, così come per migliorare la performance occorre disporre di solide risorse interiori, allo stesso modo nella vita, essere in possesso di una cassetta degli attrezzi ben fornita (motivazione interna orientata al successo, impegno, strategia e disposizione all’azione efficace, valori, consapevolezza, compagni di viaggio…) consentirà di orientarsi nelle difficoltà non perdendo di vista gli obiettivi e guardando ai problemi come a trampolini di lancio verso nuove possibilità.
D’altronde, se la patologia non la si può cambiare – la cura non sempre purtroppo prevede il ristabilimento dell’equilibrio iniziale – da cambiare sarà il modo di approcciarci ad essa.
La stessa psicologia, per processo di cambiamento, non presume un ritorno allo stato precedente al verificarsi di un evento traumatico bensì una riorganizzazione dei nuovi elementi in gioco.
Accettare la ‘complicazione’ (così Monica Priore vive la malattia) non significa assumere una posizione passiva rispetto al caso ma assumersi l’impegno di continuare a vivere secondo i personali valori.
Ma che cosa sono i valori?
I VALORI possono essere descritti come le macro aree della nostra vita sulle quali decidiamo di investire. Alcuni esempi: il benessere personale, la formazione, il divertimento, il lavoro, la famiglia d’origine, la famiglia (coppia), la genitorialità, la religione …
I valori sono come una bussola. Una bussola ci indica la direzione e ci permette di mantenerla mentre siamo in viaggio. I nostri valori fanno lo stesso lungo il viaggio della vita. Li usiamo per scegliere la direzione in cui vogliamo muoverci. Così, quando vogliamo agire nella direzione di un valore, sarà come seguire l’ovest sulla bussola.
Gli obiettivi saranno come i porti in cui cercheremo di approdare nel nostro viaggio o le terre che andremo ad esplorare, mentre manterremo l’ovest come rotta.
Per concludere: nella vita non avere problemi sarà inevitabile perché la vita è un problema di per sé. Ma la nostra mente è una tra le migliori macchine di problem solving; una macchina ingegnosa che però si inceppa di fronte alla sofferenza.
Lo sport è uno tra i modi per guardare alla sofferenza fisica e mentale dal punto di vista del guadagno anziché della perdita. Chi, tra gli sportivi, infatti, non ha mai pensato: “Se sto facendo fatica in questa prova allora significa che sto lavorando nella direzione giusta per migliorare la performance”.
Maggiore sarà il tempo e le energie che investiremo nell’evitamento della sofferenza e nel rifiuto della problematica – malattia, complicazione, diversità, disabilità, in qualsiasi modo la si voglia definire – e minore sarà la probabilità di poter sviluppare strategie efficaci per migliorare la nostra condizione.
Interviste effettuate da Noi Donne.